Londra: minaccia terroristica senza precedenti

Le attività delle milizie jihadiste dello Stato Islamico (Isis) e la guerra in Siria costituiscono per la Gran Bretagna un rischio di attentati “senza precedenti”: lo ha dichiarato Alex Younger, diciassettesimo direttore dello spionaggio britannico (MI6) istituito nel 1909.
“Il livello di minaccia è senza precedenti: dal giugno del 2013 i servizi segreti e i servizi di sicurezza hanno sventato 12 piani terroristici nel Regno Unito” ha spiegato. “Anche in questo momento la struttura per la pianificazione degli attacchi all’estero dell’Isis, pur di fronte a una minaccia militare, elabora dei piani per commettere degli attentati contro la Gran Bretagna e i nostri alleati senza dover lasciare il territorio siriano.

Non potremo considerarci al sicuro delle minacce da quel territorio finché durerà la guerra civile”- ha sottolineato Younger -“non posiamo alzare il ponte levatoio, dobbiamo portare la guerra al nemico, infiltrare a monte le organizzazioni terroristiche, essere il più vicini possibili alla fonte”. Infine, Younger ha commentato i possibili cambiamenti nelle relazioni fra Gran Bretagna e Stati Uniti che potrebbero seguire alla Brexit e alla vittoria elettorale di Donald Trump: “Mi aspetto la continuità, sono rapporti che durano da molto tempo e i legami personali sono molto forti”.

Senza nominare la Russia, Younger ha detto che gli attacchi informatici, la propaganda e gli atti sovversivi messi in atto da Stati ostili rappresentano una “minaccia fondamentale” per le democrazie europee. “Agiscono attraverso una varietà di mezzi che va dagli attacchi informatici, alla propaganda alla sovversione del processo democratico”, ha affermato il capo degli 007 di Sua Maestà in un discorso al quartier generale dell’MI6 a Londra.

“I rischi sono profondi e rappresentano una minaccia fondamentale alla nostra sovranità. Dovrebbero essere motivo di preoccupazione per quanti condividono i valori democratici”, ha aggiunto Younger secondo quanto riporta il Guardian citando esplicitamente la Russia per quanto accade nel conflitto siriano e per il sostegno di Mosca al regime di Bashar al Assad che “potrebbe far crescere il problema della radicalizzazione”.

Un’affermazione curiosa dal momento che i movimenti ribelli estremisti islamici hanno scatenato la guerra civile siriana con l’appoggio degli alleati arabi di Londra (Emirati Arabi, Qatar e Arabia Saudita) e l’intervento militare russo, 14 mesi or sono, è strato di gran lunga successivo alla radicalizzazione islamista dell’insurrezione siriana.
Inusuale, per un uomo dell’intelligence, anche la riflessione sulla crisi umanitaria ad Aleppo dove “la Russia e il regime siriano vogliono fare un deserto e chiamarlo pace. La tragedia umanitaria in corso spezza il cuore”.

Valutazioni che destano perplessità, molto politiche e poco pragmatiche poiché se è vero che i civili uccisi ad Aleppo nelle ultime tre settimane sono stati oltre 300 nei quartieri in mano ai ribelli di Aleppo Est, è pur vero che nelle zone occidentali controllati dal governo siriano sono stati un’ottantina. Al di là dei numeri l’esodo dei civili che scappano (spesso bersagliati da ribelli) dalle zone orientali per dirigersi nelle aree controllate dai governativi dimostra come la popolazione abbia subito la presenza dei miliziani.

Infine la sconfitta degli islamisti (inclusi salafiti e qaedisti) ad opera di russi e siriani dovrebbe essere vista positivamente in Occidente e specie in quella Gran Bretagna che, come ha detto anche lo stesso Younger, rinnova l’allarme per la minaccia del terrorismo islamico.

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