Gli 80 anni del Katjusa

L’8 marzo, almeno in Russia, non è solo la Festa della Donna, ma anche quella dei lanciarazzi campali multipli (MLRS) noti da 80 anni come katyusha. Questa peculiare ricorrenza è dovuta al fatto che nel 1933 l’allora generale Mikhail Nikolaevič Tuhačevskij fondò a Mosca il Реактивный научно-исследовательский институт, l’Istituto di Ricerca per il Motore a Reazione, in cui, proprio l’8 marzo del 1937, furono prodotti gli RS-82, i primi razzi non guidati a propellente solido.

Il generale non riuscì a godere del trionfo della tecnica, in quanto pochi mesi dopo fu vittima delle purghe staliniane.

Fortunatamente per l’URSS il percorso tecnologico era già stato segnato e gli ingegneri poterono continuare a sviluppare il progetto nonostante i cambi ai vertici avessero causato un notevole ritardo nell’ammodernamento delle Forze Armate sovietiche alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale.

L’anno successivo quindi vide la luce anche l’RS 132, versione modificata e ricalibrata dell’RS-82, che assieme a quest’ultimo fece la fortuna dell’aviazione. Mosca, infatti, comprese ben presto che tali razzi in calibro 82 e 132 millimetri avrebbero potuto essere impiegati con successo sui velivoli da attacco di cui disponeva, come il tozzo Polikarpov I-153, anche se la consacrazione vera e propria arrivò durante la II Guerra Mondiale con i più avanzati Lagg-3 o IL-2 Šturmovik.

Katjuša_german_russian_museum_berlin

Oltre all’uso sui velivoli, i sovietici capirono che i nuovi razzi avrebbero potuto aiutarli a superare la carenza di fuoco d’artiglieria e di supporto che affliggeva l’Esercito, soprattutto dopo che i tedeschi avevano dato dimostrazione di estrema efficienza durante le prime fasi della guerra in Polonia e sul fronte occidentale. Fu così deciso di provare ad utilizzare il sistema BM-13 (che impiegava i già citati razzi da 132mm) su camion, il primo dei quali fu l’ormai datato ZIS-6 (un 6X4 in produzione dai primi anni ’30).

Il nuovo mezzo, conosciuto in tutto il mondo con il nome di Katjuša, si mostrò al fronte per la prima volta il 14 luglio 1941 nei pressi della città di Orša, nell’attuale Bielorussia. Secondo le parole di un comandante di uno dei Katjuša presenti, nel momento in cui i nuovi lanciarazzi entrarono in funzione “la terrà tremo e si illuminò”, una valutazione comprensibile se si pensa che, secondo le fonti russe, ben 112 razzi partirono quasi in contemporanea.

La nuova arma impressionò enormemente anche le truppe dell’Asse, che secondo il Maresciallo Eremenko iniziarono a fuggire disordinatamente appena l’attacco ebbe inizio. Uno scenario simile si verificò anche agli inizi di dicembre in occasione della battaglia di Mosca, quando il Generale tedesco Halder scrisse “sulla mia unità sono cadute decine, centinaia di razzi fiammeggianti, che hanno lasciato dietro di loro solo il deserto: la mia unità è stata eliminata.” A causa del suono prodotto quando era in funzione, inoltre, la nuova arma sovietica fu immediatamente battezzata dai tedeschi con il nome di organo di Stalin.

Ðåàêòèâíûå óñòàíîâêè çàëïîâîãî îãíÿ ("Êàòþøè") íàíîñÿò óäàð ïî âðàãó âî âðåìÿ Ñòàëèíãðàäñêîé áèòâû â îêòÿáðå 1942 ãîäà.

Nonostante le difficoltà incontrate durante l’avanzata tedesca, il lanciarazzi consentì ai russi di contrastare con discreto successo e con uno strumento relativamente economico i carri medi del nemico, riuscendo anche ad infliggere alcuni danni a quelli pesanti grazie al fatto che l’esplosione dei razzi riusciva spesso a penetrare i serbatoi.

Con l’inizio della produzione del sistema BM-13 N, una variante decisamente superiore a quella precedente, si fece strada la necessità di sostituire lo chassis sino ad allora utilizzato. La scelta ricadde sullo Studebaker US6, fornito dagli Stati Uniti nell’ambito dell’aiuto previsto dalla legge Affitti e Prestiti.

Terminati i test necessari, la nuova versione del Katjuša fu mandata al fronte a partire dal ’43 e fu utilizzata sino alla fine del conflitto. Contestualmente l’Esercito richiese la produzione di un nuovo razzo che fosse più preciso e più performante rispetto a quelli allora in dotazione, motivo per cui venne sviluppato l’M-31 calibro 300 millimetri apposto su una versione maggiorata dello Studebaker US6.

In ogni caso, le necessità belliche portarono Mosca ad installare il sistema su buona parte dei mezzi disponibili, quali il carro leggero T-40, il trattore СТЗ-5, nonché su alcuni Ford e Chevrolet, il che spiega non solo il successo della piattaforma, ma anche come mai Mosca fosse in grado di produrne un numero così alto da averne a disposizione ancora più di 1.500 al momento della presa di Berlino.

77374810001_3845937031001_video-still-for-video-3846081544001

Durante la guerra fredda, l’URSS incrementò lo sforzo per rendere sempre più moderni e performanti i sistemi di lanciarazzi multipli ancor oggi diffusi, esportati e riprodotti in molti paesi specie nel calibro 122 millimetri a conferma del successo di alcuni sistemi d’arma sovietici basati su rusticità, semplicità, efficacia e robustezza.

L’ultimo erede della katjusa è il lanciarazzi campale multiplo da 220 millimetri TOS-1 su chassis del carro T-72, acquisito dagli eserciti iracheno e siriano che lo impiegano contro le forze dello Stato Islamico e delle altre milizie ribelli.

Foto Armatra Rossa e Esercito Iracheno

Triestino, analista indipendente e opinionista per diverse testate giornalistiche sulle tematiche balcaniche e dell'Europa Orientale, si è laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche all'Università di Trieste - Polo di Gorizia. Ha recentemente pubblicato per Aracne il volume “Aleksandar Rankovic e la Jugoslavia socialista”.

Login

Benvenuto! Accedi al tuo account

Ricordami Hai perso la password?

Lost Password

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare. Inoltre, questo sito installa Google Analytics nella versione 4 (GA4) con trasmissione di dati anonimi tramite proxy. Prestando il consenso, l'invio dei dati sarà effettuato in maniera anonima, tutelando così la tua privacy.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy