Siria: raid russi contro i jihadisti, gli USA protestano

La Russia ha iniziato le operazioni aeree contro i “terroristi” in Siria poche ore dopo il via libera del Parlamento di Mosca.
“Le forze aerospaziali della Federazione russa oggi hanno condotto raid in Siria contro le postazioni dello Stato islamico, gruppo terroristico bandito in Russia” ha dichiarato ieri alla stampa il portavoce del ministero della Difesa russo, il generale maggiore Igor Konashenko.

“Il ministro della Difesa russo, Serghei Shoigu, ha informato i suoi colleghi dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva che nel corso delle operazioni in Siria gli aerei russi colpiranno equipaggiamenti militari, centri di comunicazione , veicoli, depositi di armi, munizioni e carburante appartenenti ai terroristi dell’Isis” ha aggiunto il portavoce.

Per le forze armate russe si tratta del primo impegno bellico fuori dai confini nazionali dopo la guerra del 2008 con la Georgia.
Le operazioni dell’aeronautica russa si svilupperanno in “un arco di tempo definito” ha affermato il capo dell’amministrazione presidenziale, Serghei Ivanov aggiungendo che “non posso dirvi adesso, per evidenti motivi, quale sarà questo arco di tempo, per quanti giorni durerà e quanti aerei e quali tipi di armi saranno usati dalle nostre forze aeree”.

Secondo fonti governative siriane, i primi raid sono stati diretti contro postazioni terroristiche nelle province di Hama, Homs e Latakia ma si sarebbe trattato di raid aerei congiunti con i cacciabombardieri di Damasco. La scelta di queste tre aree suscita perplessità negli Stati Uniti, in Francia e nel mondo arabo, cioè tra i Paesi che vorrebbero deporre Bsashar Assad. “Se hanno colpito a Homs, come sembra” ha affermato una fonte militare di Parigi, non è lo Stato islamico l’obiettivo ma probabilmente i gruppi di opposizione. Ciò conferma che “i russi, vanno più in aiuto di Assad che contro l’Isis.

Le aree colpite sono, invece, controllate dai ribelli qaedisti del Fronte al Nusra, sdoganati come “forze amiche” da arabi e occidentali da quando hanno aderito all’Esercito della Conquista che include salafiti e fratelli musulmani ed è appoggiato da Turchia, Arabia Saudita e Iraq.

Secondo il governatore della provincia di Homs, Talal al Barazi, a bombardare è stata solo l’aviazione siriana, mentre quella russa si è limitata a operare ricognizioni aeree in appoggio. Per l’opposizione siriana e per l’Osservatorio siriano dei diritti umani (organizzazione con sede a Londra aggregata ai ribelli) le vittime dei raid coordinati tra Russia e Siria sono 36 civili. Nel settore di Homs sarebbero state colpite le roccaforti ribelli Rastan e Talbise. “Sono le stesse aree, a Homs”, ha detto Khaled Khoja, capo della coalizione dell’opposizione basata in Turchia, “in cui un anno fa combattemmo e sconfiggemmo l’Isis”.
I russi quindi potrebbero aiutare i siriani a colpire i ribelli ma non necessariamente lo Stato Islamico la cui presenza anche nel settore di Homs è in aumento con l’obiettivo di interrompere l’Autostrada 4 che consente al regime di Bashar Assad di mantenere i collegamenti tra Damasco e le roccaforti nel nord e lungo la costa.

Proprio in questo settore la scorsa settimana fonti israeliane avevano segnalato la presenza di truppe russe, fanti di Marina con blindati BTR.82.
Difficile distinguere in queste ore i report affidabili dalla propaganda. Di certo la regione di Homs, la più ampia della Siria, vede la presenza  di numerose milizie anti-governative incluso l’Isis penetrato in forze dal maggio scorso dopo la presa di Palmyra e che pare abbia il controlla il distretto di Qaryatayn, poco lontano dall’autostrada Damasco-Homs.

I cacciabombardieri di Mosca e Damasco hanno preso di mira ieri anche altre località nella confinante regione di Latakya, Hama e, più a nord, di Idlib: raid che non avevano  come obiettivo lo Stato Islamico ma le forze dell’Esercito della Conquista.

“L’aeronautica russa in Siria sta fornendo sostegno alle forze armate siriane, che stanno combattendo contro l’Isis e altri gruppi terroristici ed estremisti”, ha osservato il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov rispondendo alla domanda se Mosca classifica alcuni movimenti di opposizione siriana come “terroristi”.

I raid russi, circa i quali mancano al momento dettagli ma che sono stati ufficialmente richiesti da Damasco,  sembrano  dimostrare che l’incontro tra Putin e Obama non ha portato ad alcuna “alleanza” russo-americana ma solo a un accordo “tecnico” per evitare incidenti nei cieli siriani sempre più affollati di aerei da guerra stranieri (USA, Coalizione, Turchia, Israele oltre a Siria e Russia).  In questi casi una forza aerea che intende compiere operazioni belliche informa gli altri di tenersi alla larga da un determinato settore ( “box”) per un preciso periodo di tempo.

Washington ha fatto sapere di essere stata avvisata da Mosca dell’inizio dei raid aerei russi ma lamenta la carenza di dettagli forniti dai russi prima dell’avvio dei raid .
I raid aerei sono stati coordinati dal centro informativo istituito a Baghdad da russi, iraniani, iracheni e siriani a cui non partecipano però (benché invitati) gli statunitensi, come ha fatto sapere il generale russo Iuri Iakubov all’agenzia Interfax precisando che “le informazioni sulle incursioni aeree sono state trasmesse anche ai rappresentanti americani a Baghdad”.

Le tensioni tra USA e Russia sono salite di nuovo alle stelle.
“La strategia russa in Siria è destinate a fallire” ha detto il capo del Pentagono, Ashton Carter accusando Mosca di “gettare benzina sul fuoco” e bollando il suo intervento militare come una vera e propria “aggressione”.

Valutazioni che si prestano a diverse considerazioni. Difficile dire ora se i raid russi saranno più intensi e porteranno a risultati più significativi della blanda campagna aerea condotta dalla Coalizione a guida statunitense, il cui insuccesso dopo un anno di operazioni contro l’ISIS mette un po’ in ridicolo le dichiarazioni di Carter.

Resta poi di tutta evidenza il paradosso di un’America che a 14 anni dall’11 settembre sembri contrariata dal fatto che i russi entrino in guerra e soprattutto che colpiscano, invece dell’ISIS, le milizie di al-Qaeda in Siria (Fronte al Nusra) , le stesse che nelle ultime settimane hanno sconfitto e inglobato le Forze della Nuova Siria, cioè i ribelli “moderati” addestrati e armati  dai consiglieri militari americani in Turchia.

Impossibile non chiedersi se per gli Stati Uniti al-Qaeda sia ancora un nemico o sia invece diventato un “quasi alleato”.
Considerazioni che non possono che ingigantire l’alone di ambiguità che circonda l’iniziativa di Washington nel conflitto in Medio Oriente accentuando la diffidenza  dei Paesi della regione.
Un’ambiguità che non risparmia la NATO e quindi anche gli europei.

Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha espresso “preoccupazione per le notizie secondo le quali i raid della Russia in Siria non abbiano come obiettivo l’Isis”. Stoltenberg in particolare ha sottolineato che la Russia non ha fatto nulla per coordinare gli attacchi con la coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti.

.Il bilancio fornito ieri sera dal Ministero della Difesa di Mosca riferisce di 20 raid aerei in Siria contro 8 obiettivi dell’Isis effetuati ieri più ltri 8 nella notte anche nel settore di Idlib, che avrebbero portato alla distruzione completa di centri di comando sulle montagne. Precisando che “non sono state usate armi aeree russe contro infrastrutture civili”.

Le forze aree di spedizione russe schierate attualmente in Siria consentono di sostenere una campagna aerea prolungata anche a forte intensità, estendibile anche al territorio iracheno con l’impiego di aerei cisterna.

Si tratta di almeno 4 cacciabombardieri Sukhoi Su-30, 12 bombardieri Sukhoi Su-24 e 12 aerei da attacco Sukhoi Su-25 più velivoli cargo e probabilmente aerocisterne. Inoltre Mosca starebbe amplianmdo le infrastrutture della base navale di Tartus.

A conferma della capacità delle forze russe a sostenere anche scontri tattici sul terreno sono stati dislocati a Latakya elicotteri da attacco Mi-24 e da trasporto Mi-17 oltre ad artiglieria, 9 carri armati T-90 e decine di veicoli da combattimento BTR 82 in dotazione a un battaglione di fanteria di Marina che potrebbe avere compiti di difesa delle basi russe ma è in grado di condurre anche azioni offensive.

In Siria vi sono anche unità di forze speciali (spetsnaz), secondo alcune indiscrezioni già entrati in azione contro le milizie di al-Nusra.

Il dispositivo militare russo comprende sistemi missilistici di difesa aerea che destano sospetti negli ambienti Occidentali considerato che lo Stato Islamico non dispone di forze aeree.

“Non ho visto volare aerei dell’Isis. Perché  la Russia installa in Siria missili antiaerei Sa 15 o Sa 22?” ha chiesto polemicamente il comandante supremo delle forze Nato in Europa, il generale statunitense Philip Breedlove.
Gli standard prevedono che ogni base in zona di guerra disponga di difese antiaeree e a Latakya sono presenti sistemi antiaerei e antimissile mobili Pantsir S, Thor M-2U e forse anche S-300. Considerato il clima con USA e Nato forse a Mosca qualcuno non esclude possibili tensioni militari con la Coalizione e la Turchia.

Foto: EPA, AP, AFP, Reuters e Sukhoi

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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