Coalizione: l’Isis in Iraq e Siria schiera ancora 3.000 combattenti

Lo Stato Islamico è stato militarmente sconfitto in Iraq e Siria, dove sono rimasti meno di 3.000 terroristi. Lo ha confermato a Difesa & Sicurezza il colonnello Thomas Veale, addetto stampa dell’operazione Inherent Resolve. Nei due paesi, “Daesh è stato sconfitto in ogni centro abitato maggiore.

La Coalizione e i nostri partner hanno degradato e rotto la leadership dello Stato Islamico. Stimiamo che al massimo della sua forza nel 2015 – ha spiegato l’alto ufficiale – il gruppo avesse tra i 35.000 e i 45.000 jihadisti che cercavano di imporre il loro fraudolento Califfato alle popolazioni di Iraq e Siria. Oggi questi sono meno di 3.000, la maggior parte dei quali viene eliminata nelle regioni desertiche della Siria orientale e dell’Iraq occidentale”.

Il colonnello Veale ha ricordato che in Iraq “al 23 novembre sono stati liberati circa 54.400 chilometri quadrati di territorio da Isis e in Siria 52.200”. A seguito di ciò “l’area di influenza del Daesh si è ridotta più o meno a 4.800 chilometri complessivi”, sommando quella nelle due nazioni. Inoltre, sono state liberate in Iraq 4,5 milioni di persone e altre 3,2 milioni in Siria.

Comunque, ha sottolineato l’addetto stampa della Coalizione Internazionale, “ciò non vuol dire che lo Stato Islamico come organizzazione sia stato sconfitto. Alcuni suoi leader si stanno nascondendo e ci aspettiamo che possano reclutare nuovi membri”.

Perl’Isis reclutare nuovi miliziani e diffondere la propaganda non sarà facile. “Attraverso le nostre operazioni, la Coalizione non solo ha degradato le capacità del Daesh sulle prime linee – ha aggiunto l’addetto stampa di Inherent Resolve -. Ma abbiamo smantellato anche il loro apparato di comando e controllo. I leader superstiti sono completamente scollegati dai jihadisti sul terreno”.

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Inoltre, “abbiamo ridotto drasticamente la loro base industriale, il loro sistema finanziario, i network di propaganda e di comunicazione, nonché il sistema che usavano per far confluire nei ranghi dello Stato Islamico in Iraq e Siria i foreign fighters”. La maggior parte di questi, peraltro, è stata uccisa o arrestata. E a quanto risulta alla Coalizione, “nessuno di loro è potuto rientrare legalmente o illegalmente nei paesi d’origine”.

La Coalizione Internazionale continuerà inoltre a lavorare con i partner siriani (le SDF) e iracheni per garantire la prosecuzione del contrasto a Isis anche in futuro. “Non abbiamo una timeline per la fine della missione – ha sottolineato Veale. La sconfitta durevole del Daesh richiede che nella regione siano portate stabilità e sicurezza. Inoltre, che ci siano la governance e soluzioni economiche e di tutela, che prevengano il risorgere dello Stato Islamico o di altri gruppi di estremisti come questo”.

A proposito, ha spiegato l’addetto stampa di Inherent Resolve, “proseguiremo a supportare SDF e ISF per la completa liberazione delle aree sotto controllo Isil e sosterremo le operazioni di sicurezza per permettere la stabilizzazione della regione”. Per quanto riguarda “il futuro di Inherent resolve, questa è una decisione politica”.

L’uccisione di Bahrun Naim

L’Isis nei giorni scorsi potrebbe aver perso in Siria uno dei suoi più alti leader, l’indonesiano Bahrun Naim, che sembra sia stato ucciso nella zona di Abu Kamal (Al Bukamal) nell’area meridionale della provincia di Deir ez-Zor, al confine con la Siria. Il capo Daesh ha perso la vita nel corso di un’operazione speciale degli Isis Hunters, tesa a eliminare il gruppo di jihadisti che recentemente ha catturato e giustiziato due paramilitari russi.

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Il raid è avvenuto a nord di Abu Kamal, ma non si hanno ulteriori dettagli in merito. Se fosse confermata la morte di Naim, per lo Stato Islamico sarebbe l’ennesimo colpo durissimo. L’uomo, infatti, era il comandante dei miliziani nel paese asiatico, nonché la mente dietro all’attacco terroristico di Giakarta del 2016, quello al centro commerciale Sarinah e vicino a una serie di ambasciate, che causò almeno 8 morti e 23 feriti.

Bahrun Naim, nome completo Muhammad Bahrun Naim Anggih Tamtomo, è nato in Isis anche come Na’im, Abu Rayyan o Abu Aishah. È nato a Pekalongan il 6 settembre 1983 ed è cresciuto a Pasar Kliwon. Nel 2002 entro nell’università statale di Sukararta, dove studiò Information Technology (IT) nel 2005. Nel frattempo ha lavorato in un Internet café come tecnico dei computer.

Il jihadista entrò poi nelle file di Mujahidin Indonesia Timur (MIT), il cui leader Abu Wardah, giurò alleanza al Daesh. Da almeno il 2010 è noto alle autorità locali come un sospetto terrorista, emerso a seguito dell’arresto di un uiguro chiamato Alli a Bekasi.

Il distaccamento 88 (anti-terrorismo) perquisì la casa del fermato e al suo interno furono trovati una cintura esplosiva e numerose munizioni. Successivamente, l’account Facebook di “Muhammad Bahrunnaim Anggih Tamtomo”, collegato all’uiguro, distribuì tutorial su come fabbricare armi e bombe.

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Secondo l’intelligence indonesiana, Bahrun Naim si recò in Siria nel 2014 per unirsi a Isis. Inizialmente fece parte di un gruppo di supporto del Daesh a Solo. Poi, sfruttando le sue abilità informatiche e di comunicazione, cominciò la scalata ai vertici dello Stato Islamico. Tanto che istituì un blog, chiamato bahrunnaim.co, per interagire e radicalizzare i suoi supporters attraverso internet e i social media. Da quel momento, rimase nel paese mediorientale a gestire la jihad, diventando uno dei vertici della formazione.

Mantenendo, però, allo stesso tempo legami con la sua madre patria e con i gruppi locali di estremisti. Se la sua morte verrà confermata, per Isil la strada di uno spostamento verso il sud est asiatico diverrà più in salita. Sarebbe stato lui, infatti, il facilitatore naturale che avrebbe dovuto accompagnare l’esodo dei terroristi dal Medio Oriente verso la regione. (Difesa&Sicurezza)

Foto: Operazione Inherent Resolve, Stato Islamico e SANA

Francesco BussolettiVedi tutti gli articoli

Nato a Roma nel 1974, lavora all'agenzia di stampa Il Velino. E' inviato di guerra embedded dal 2003, quando partecipò alla missione Antica Babilonia con l'Esercito Italiano in Iraq. Ha coperto sul campo anche i conflitti in Afghanistan (Enduring Freedom e Isaf) e Libano (Unifil), nonché quelli in Corno d'Africa (Eritrea, Etiopia e Somalia) e le principali attività della Nato al fianco delle forze armate di diversi paesi. E' ufficiale della Riserva Selezionata dell'Esercito, specialista Psy-Ops, e tra il 2012 e il 2013 ha prestato servizio a Herat nell'RPSE. Attualmente si occupa in particolare di cybersecurity.

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