Washington ha armato lo Stato Islamico

Armi sofisticate fornite dagli Stati Uniti ai ribelli siriani in maniera clandestina sarebbero finite rapidamente nelle mani dell’Isis. Il tema è più volte emerso negli ultimi anni, report e immagini che mostravano combattenti dell’Isis con armi fornite dagli Usa ai cosiddetti “ribelli moderati” ma è stato rilanciato da uno studio pubblicato dal Conflict Armament Research dopo oltre tre anni di indagini sul terreno, tra Siria e Iraq; lo studio è stato finanziato dall’Unione europea e dal governo tedesco.

Gli sforzi degli Stati Uniti e di altri Paesi, a partire dall’Arabia Saudita, di fornire armi ai ribelli “hanno significativamente fatto aumentare la quantità e la qualità delle armi disponibili per le forze dell’Isis”, ha sostenuto il rapporto.

Per esempio, è stato documentato il trasferimento non autorizzato di nuovi missili anticarro prodotti nell’Unione europea, venduti agli Stati Uniti, inviati ai ribelli siriani e finiti nelle mani dell’Isis in Iraq, a soli due mesi dall’uscita delle armi dalle fabbriche di produzione.

Lo studio ha esaminato 40.000 armi possedute dall’Isis e recuperate negli ultimi tre anni: il 90% proviene da Russia, Europa orientale e Cina (primo produttore); quasi un terzo delle armi è stato prodotto nell’Unione europea; le armi di produzione statunitense, invece, rappresentano solo il 2% del totale esaminato dall’organizzazione.

Ieri Mosca ha lanciato nuive accuse agli Stati Uniti di  addestrare centinaia di jihadisti in un campo profughi ad al- Hasaka, nel nord-est della Siria, con l’obiettivo di lanciare una nuova offensiva contro l’esercito siriano. La pesante accusa è contenuta in un comunicato diffuso dal Centro per la riconciliazione in Siria.

“Secondo testimonianze di rifugiati tornati a casa, gli istruttori statunitensi hanno annunciato che al termine dell’addestramento le unità di combattenti saranno schierate nel sud della Siria per combattere contro le forze governative”, si legge nella nota.

Secondo le testimonianze, “il centro e’ operativo da un anno e mezzo e i terroristi provengono da diverse parti del Paese”. “Oggi sono 750, provenienti da Raqqa, Deir Ezzor, Abu Kamal e dai territori a est dell’Eufrate”, assicura il comunicato, aggiungendo che più della metà dei combattenti sono scappati dalla capitale del Califfato, liberata a ottobre dall’alleanza curdo-araba sostenuta da Washington.

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